lunedì 9 giugno 2014

prima notizia del giorno

Leggendo "L'Espresso" n 23 del 12 giugno 2014 ho notato un articolo di Roberto Saviano,
intitolato "Attenti a quel che dice il pentito".
Parla di un camorrista, Antonio Iovine, ora collaboratore di giustizia e del potere delle sue parole.
Trovo che racconti molto bene come la camorra sia infiltrata ovunque, pure in quei giornali che dovrebbero essere un mezzo imparziale di informazione, che, insieme ai libri, ai musei e a tutte una serie di altre cose che non sto qui ad elencarvi, dovrebbero formare il Paese, di più piccoli ai più anziani.
Come l'informazione, e molte altre cose, sono invece utilizzati per indirizzare le persone dove vuole il più potente, senza che si sappia.
Di come le parole di una singola persona che decide di non stare più a quel gioco possano valere molto, diverse vite in primis, e di come quindi lo Stato dovrebbe fare il possibile per incentivare le testimonianze contro la criminalità organizzata, con programmi efficienti di protezioni testimoni, con pene scontate, anche di molto, per chi non ha commesso reati particolarmente gravi come uccidere qualcuno, se decide di fornire testimonianze preziose contro un problema più grande del singolo individuo.
Di come si potrebbe forse fare qualcosa, ma nessuno ha interesse a farlo, anzi.
E se non c'è interesse né da una parte né dall'altra non si può fare niente, perché per fare le cose ci vuole tanta volontà.

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'Fate i bravi!' cit. Sig. Balocco